Cos’è il delisting e perché le aziende decidono di utilizzare questo sistema

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Cos'è il delisting: che cosa succede alle società che ne sono vittime

Sarà capitato più di una volta a chi lavora nel settore delle azioni di chiedersi che cos’è il delisting? Sicuramente un termine che in diversi occasioni è capitato di ascoltare o di sentire anche di sfuggita, ma a cui non si è mai riuscito a dare un significato preciso. Ebbene, un questo caso si parla di una revoca delle società dalle negoziazioni di Borsa, il termine deriva da listing, ovvero la situazione opposta che rappresenta l’ammissione di un titolo di una società nella quotazione di un mercato di borsa.

Ovviamente una quotazione non avviene mai per caso, si parte sempre dal presupposto che l’impresa in questione possa rispettare una serie di obblighi indicati dal mercato stesso e che poi il procedimento possa avvenire dietro a delle motivazioni precise, come: raccogliere nuovi capitali, diversificare le fonti di finanziamento, migliorare lo standing creditizio  e ancora: ridurre il costo del capitale o magari anche disporre di uno strumento addizionale di incentivazione e motivazione del management e dei dipendenti.

La creazione di un mercato pubblico per i titoli azionari permette ai suoi azionisti di poter scambiare le azioni in loro possesso, ottenendo in questa maniera importanti benefici in termini di liquidità. Con il delisting, invece, la società perde quel valore di mercato precedentemente acquisito e le sue azioni non costituiranno più oggetto di negoziazione in quel mercato” spiegano gli esperti del settore che molto spesso di trovano anche ad occuparsi di che cos’è il delisting.

Detto questo, è bene tenere presente che esistono due forme diverse per capire cos’è il delisting, ovvero quello volontario e involontario. Per quanto riguarda il primo è forse l’esempio più riscontrabile o per lo meno quello che avviene più spesso quando si parla di esclusione dalla borsa. Al suo interno sono presenti delle normative che in linea di massima si trovano sempre legate a delle quotazioni meno stringenti e a mercati che dal punto di vista strutturale sono meno forti.

Per capirci meglio, può succedere che delle società che sono quotate in borsa, dopo un po’ di tempo che sono a lavoro possano decidere di abbandonare il mercato per cominciare un percorso che si orienta verso la privatizzazione, un destino non impossibile da vedere accadere, considerando il fatto che molto spesso sono proprio queste le motivazioni principali dell’abbandono. Motivazioni a cui si aggiunge:

  • L’ottenimento di profitti nel breve termine: ovvero se una azione è negoziata ma con un valore inferiore a quello che dovrebbe essere, allora la società può riuscire a comprare nuovamente le proprie azioni che possono poi portare ad un rendimento maggiore in futuro.
  • Operazione di M&A: dopo che vengono portate a termine delle operazioni che si possono definire straordinarie come ad esempio: un’acquisizione, allora questa società può poi essere trasformata in privata e al tempo stesso acquisire dei nuovi azionisti di maggioranza.
  • Maggiore flessibilità nelle decisioni e al tempo stesso anche una totale assenza di pressioni che arrivano dal mercato stesso.

Per quello che invece riguarda il delisting involontario, questa avviene senza tenere conto di quella che è la volontà della società. Infatti si tratta di una decisione che viene presa da un organo di vigilanza è che di fatto risulta essere vincolante, quindi ogni volta che questo avviene, anche il il titolo della società viene cancellato da listino e le sue azioni possono anche essere oggetto di eventuali negoziazioni nel mercato stesso.

Questo procedimento, sempre tenendo conto del concetto legato alla domanda cos’è il delisting, avviene quando le società non riescono a rispettare quelli che sono i criteri e quindi di conseguenza i requisiti che vengono imposti dalla Borsa e che di fatto fungono da veri e propri regolamenti. E non finisce qua, tra le altre motivazioni, troviamo:

  • Mancato rispetto di uno o più standard di quotazione
  • Comportamenti adottati dalla società e ritenuti non conformi alle regole, inopportuni o in grado di recare danno agli investitori
  • Inadempimenti degli obblighi associati alla quotazione, soprattutto quelli di natura informativa
  • Coinvolgimento della società in scandali o cause legali che potrebbero inficiare l’immagine del mercato stesso
  • Decremento del prezzo e deterioramento delle performance che minano i valori chiave rappresentanti l’andamento economico-finanziario della società.

Ovviamente è anche giusto sottolineare che questo tipo di situazioni, si creano in modo maggiore nel mercato degli Stati Uniti e questo perché ci sono delle norme spesso più rigide e anche diversi obblighi da rispettare.

Cos’è il delisting e cosa succede all’investitore?

cos'è il delisting e perché viene eseguito

Arrivati a questo punto, una volta che è chiaro quello di cui stiamo parlando, possiamo entrare ancora di più nello specifico e porci una domanda davvero importante, ovvero: che cosa succede all’investitore quando si trova davanti ad una situazione del genere?

Partiamo dal presupposto che l’investitore è sempre tutelato da obblighi che vengono imposti dall’ente regolatore di un determinato mercato, e per questo motivo è quasi certo che lo stesso possa ricevere dal suo intermediario le varie comunicazione che vengono emanate dalla società che ha un interesse vero e proprio a procedere verso questo passaggio per capire ancora una volta cos’è il delisting. Una società può venire rimossa ad esempio quando avviene una offerta pubblica di acquisto, oppure quando i titoli vengono rimossi dalla contrattazione anche senza che gli stessi vengano poi trasformati in un vero e proprio strumento finanziario.

“Nello specifico, l’intermediario finanziario comunica all’investitore che a breve si aprirà un periodo di adesione, ovvero un arco temporale in cui l’azionista può aderire all’OPA e vendere automaticamente le azioni in possesso (verranno acquistate da chi ha lanciato l’OPA) al prezzo già stabilito. Di solito il prezzo incorpora un premio sulle azioni superiore al 15%” spiegano gli esperti del settore e ancora: “Invece, nel caso in cui l’azionista decidesse di non aderire all’OPA, rimarrebbe (solo nel caso in cui l’offerente non raggiunga il 95% del capitale sociale, perché in tal caso scatterebbe l’obbligo di adesione) con titoli in portafoglio di una società non quotata. Questo non inficia con la perdita di alcun diritto patrimoniale, come dividendi o diritti di voto, ma con la liquidità e scambiabilità del titolo, nell’atto pratico, per vendere azioni non quotate dovrebbe cercare personalmente un compratore o contattare la società e sperare che qualche azionista abbia ancora interesse nel riacquisto”.

Ovviamente il concetto legato alla domanda cos’è il delisting, potrebbe essere strettamente collegato ad un vero e proprio fallimento da parte della società stessa o anche della Borsa per intero, specialmente nel caso in cui, le società che vanno verso il delist sono le stesse che hanno in precedenza provveduto al listing.

E si arriva quindi ad una nuova domanda: che cosa è possibile fare con un prodotto che è stato delistato? Ebbene la scelta migliore potrebbe essere quella di trasferire la posizione propria o della società presso un broker differente, anche se si tratta di una opzione non sempre possibile specialmente se si tiene conto del fatto che è un processo difficile e anche molto costoso e che non tutti gli istituti finanziari accettano questo tipo di trasferimenti, alcuni nemmeno lo accettano.

Ma proseguiamo il nostro discorso per capire cos’è un delisting, se invece a subire un delisting è una azione, è bene sempre tenere conto che le stesse non scompaiono quando questo avviene, quello che succede è solo un cambiamento per quanto concerne la sede e la maniera in cui gli azionisti possono vendere o anche comprare determinati titoli azionari e non finisce qua, anche il prezzo delle azioni può variare o quantomeno essere influenzato dal delisting.

“Quando una società viene delistata, gli investitori possono ancora detenerne le azioni. Tuttavia, non saranno più in grado di venderle in Borsa spiegano gli esperti del settore e ancora: “Il valore delle azioni non aumenta o diminuisce automaticamente con il delisting, anche se, nel caso del delisting involontario, è spesso segno che la società è prossima alla bancarotta. In questo caso, è possibile che gli investitori possano perdere il loro investimento. Quando una società sceglie il delisting volontario per essere negoziata privatamente, spesso offre agli azionisti vantaggi aggiuntivi quali warrant e azioni privilegiate”.

Per capirci meglio, i trader possono sempre avere del vantaggio dai delisting sia che sia volontari che involontari, la differenza sta nel fatto che nel caso di volontario, il prezzo delle azioni può andare verso un aumento che cambia a secondo del motivo che ha spinto alla privatizzazione. Nel caso di involontario e quindi quando una società è forza al delisting, questo vuole dire che nella maggior parte dei casi si parla di bancarotta e quindi di fatto una vera e propria perdita di sicurezza da parte degli investitori.

Un esempio recente che si può collegare alla domanda cos’è il delisting è quello capitato al caso di Twitter e quindi di Elon Musk: qualche mese fa l’imprenditore ha messo al consiglio di amministrazione di Twitter una proposta non vincolante per potere comprare tutte le azioni ordinarie che sono al momento presenti e che fanno parte del famoso social network, con il primo grande obiettivo, ovvero quello legato al delisting dalla Borsa di New York. Il prezzo comunicato è pari a 54,2 dollari per azione, ovvero un premio del 38% rispetto al prezzo del 1° aprile, 2022, giorno di borsa precedente alla comunicazione pubblica dell’investimento di Musk.

Una operazione che nel caso in cui dovesse avere esito positivo, farebbe in modo che Twitter, piattaforma che tutto il mondo conosce e usa, possa diventare una vera e propria azienda privata che Eon Musk che di fatto potrebbe portare al delisting le sue azioni. Ovviamente resta da capire se la cosa andrà in porto oppure no e se di fatto il famoso imprenditore riuscirà a chiudere la trattativa nel modo in cui l’ha immaginata.

Per concludere ecco alcune aziende che sono state sottoposte nel corso degli anni al delisting:

  1. Enron: Era una società energetica statunitense che in passato ha anche ricoperto il ruolo di una delle più grandi al mondo, poi nel 2001 si è scoperto che la società era stato coinvolta in frodi contabili e anche altre attività illegali, una questione che di fatto ha portato al collasso. Da quel momento in poi la società è stata cancellata dalla borsa di New York e le sue azioni hanno di fatto perso valore. Un destino che ha portato alla bancarotta anche Arthur Andersen.
  2. Lehman Brothers: In questo caso si parla di una banca di investimento che ha dichiarato il fallimento nel corso del 2007, un destino che ha portato ad avere un impatto davvero molto significativo anche sul sistema finanziario più ampio e per la società la cancellazione dal NYSE, particolare che ha segnato la fine di un’era per Wall Street
  3. Carta bancaria: Questa era invece una società di pagamenti tedesca che nel 2020, nonostante avesse un alto valore, si è trovata coinvolta in uno scandalo contabile. Da quel momento in poi la società è stata cancellata dalla Borsa di Francoforte e il suo CEO è stato arrestato con l’accusa di frode e manipolazione del mercato.
  4. Caffè fortunato: Per finire si parla di una catena di caffè cinese che è stata quotata in borsa nel 2019 e che poi l’anno successivo è stata fermata con l’accusa di avere gonfiato quelli che erano i dati di vendita. Da quel momento in poi l’azienda è stata cancellata dal NASDAQ.
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Argia Renda
Sono giornalista pubblicista dal 2019, ma la mia passione per il mondo della scrittura e del giornalismo nasce fin da quando ero bambina. Collaboro con testate giornalistiche online fin da quando ancora ero una semplice studentessa di Liceo. Una passione che mi ha sempre accompagnato e che ho ancora oggi la fortuna di potere chiamare lavoro. Sono una persona risoluta, positiva, capace di gestire situazioni di stress e abituata a lavorare in squadra, anche se da anni il mio lavoro è stare davanti ad un computer per molte ore. Adoro scrivere su diversi e svariati argomenti, negli anni ho toccato davvero tanti colori di cronaca. Sono soprattutto una persona curiosa, desiderosa di migliorare, imparare, innovare e sperimentare.