Tassazione criptovalute 2023: ultime notizie
Tassazione criptovalute 2023, ma cosa sta succedendo realmente?
Le criptovalute da diversi anni attirano le persone a sé, poiché se le si conoscono bene, è possibile guadagnare dagli investimenti in trading.
Altre persone, non sono interessate dai possibili guadagni dalle valute virtuali ma le utilizzano come nuovo strumento di pagamento.
Tuttavia, questi nuovi casi d’uso hanno fatto sì che il mercato crypto arrivasse ad essere nel 2023 molto gettonato e valido.
Questo ha suscitato anche l’interesse del governo italiano che con la nuova Legge di Bilancio 2023, ha approvato la tassazione delle criptovalute.
Ciò è stato provocato dal fatto che è molto difficile controllare le entrate degli italiani che investono in monete digitali, visto che viene effettuato tutto su Internet.
L’esistenza delle criptovalute in Italia è stata approvata il 19 giugno 2017 con il D.lgs n. 90.
Il seguente decreto legge ha sì approvato la possibilità di guadagnare con queste nuove monete, ma non ha attuato una norma specifica in tema fiscale.
Ai fini Irpef in Italia, viene quindi prevista una tassazione dai redditi previsti con i guadagni in criptovalute.
Vediamo però in maniera un po’ più dettagliata che cosa prevede la tassazione dei guadagni in criptovalute e come ci si deve comportare.
Tassazione criptovalute 2023: come calcolare le plusvalenze
Da questo momento, gli investitori di criptovalute dovranno calcolare anche le plusvalenze, ma che cosa vuol dire?
Significa che ogni trader dovrà calcolare anche quanto ha guadagnato dallo scambio tra crypto e monete fiat.
Questo aspetto però, dev’essere ancora chiarito bene nel nuovo decreto legislativo che conferma il calcolo della tassazione criptovalute 2023.
È però giusto sapere che adesso i trader dovranno anche dichiarare le ricompense ricevute da alcuni meccanismi, come lo yield farming o il lending.
Entrambi i meccanismi devono essere tassati a prescindere senza dover contare le soglie massime.
Per quanto riguarda le attività in staking invece, bisogna tener conto di come vengono fatte, poiché vi sono molte regole in merito.
Nel caso in cui un utente metta in staking le sue criptovalute in wallet di proprietà, le ricompense sono definite proventi e quindi devono essere tassate.
Se invece dovessero essere affidate ad enti terzi, come le lending, tali tasse sono a carico del soggetto che eroga il servizio.
Tuttavia, resta ancora tantissima confusione su eventuali attività effettuate su airdrop o attraverso un non custodial wallet.
In entrambi i casi, sarà ancora necessario attendere che il governo italiano si esprima più chiaramente.
Bisogna anche specificare che il governo non si è ancora espresso sugli scambi tra criptovalute e stablecoin, infatti questo punto è ancora da capire.
Vediamo però adesso come si devono calcolare le tassazioni criptovalute 2023, per capire qual è l’importo massimo che un utente può guadagnare.
Come calcolare le tassazioni criptovalute da pagare
La legge italiana, come anticipato, deve ancora chiarire alcuni punti ma sulle tassazioni criptovalute 2023 è stata molto precisa.
Ciò che il governo italiano prevede è che le plusvalenze che superano la soglia dei 2.000 euro di guadagno, devono essere dichiarate e tassate.
Qualora l’importo guadagnato dalle plusvalenze dov’esse essere superiore ai 2.000 euro, l’imponibile andrà a coincidere con il 100% della plusvalenza ottenuta.
Supponiamo di generare un profitto di 3.000 euro, in tal caso l’importo verrà tassato proprio sulla base dei 3.000 euro di plusvalenza.
L’aliquota, prevede inoltre una tassazione del 26% nel caso in cui le attività in criptovalute si rivelino una fonte di guadagno superiore ai 2.000 euro.
Sotto questo aspetto, è giusto prestare attenzione anche agli exchange che dovranno essere regolamentati.
Questo perché il governo italiano non transige più e vuole che i guadagni in criptovalute vengano dichiarati, qualora si rivelassero una fonte di reddito.
Ma come rimediare allora ai guadagni degli anni precedenti?
Affrontiamo l’argomento per capire come comportarsi se è da diverso tempo che si guadagna con le criptovalute.
Come regolarizzare i guadagni in criptovalute precedenti?
Come detto, purtroppo, la nuova legge di bilancio ha lasciato tantissime questioni in sospeso e questo ha provocato una gran confusione.
Tuttavia, essendo che la legge è valida quest’anno, con molte probabilità gli utenti non dovranno preoccuparsi degli anni precedenti.
Naturalmente, questa affermazione va presa con le pinze, poiché il governo italiano potrebbe sempre esprimersi diversamente sull’argomento.
Ma chiariamo adesso altri quesiti che potrebbero essere interessanti per gli investitori.
Una domanda frequente potrebbe essere se bisogna dichiarare i propri guadagni, anche nel caso in cui l’andamento dei propri investimenti sia in perdita.
A tal proposito ogni trader dovrà dichiarare il proprio portafoglio di criptovalute, ma dovrà pagare le tasse solo se avrà guadagnato con le plusvalenze.
È anche giusto specificare che gli utenti dovranno dichiarare anche le crypto conservate nei non custodial wallet, anche se non si sa ancora come verranno inquadrate.
Probabilmente, questo tipo di crypto verranno calcolate sulla base di due aspetti: il prezzo pagato in fase d’acquisto e il loro valore di mercato attuale.
Per conoscere il valore di mercato attuale di ogni criptovalute, si possono consultare due exchange molto validi: Coinbase e Binance, che tengono sempre aggiornate le valutazioni.
Come si può notare però, la situazione è ancora incerta su tantissimi fattori e di conseguenza, non ci resta che aspettare che il governo italiano chiarisca ancora tanti dubbi.
Ci teniamo però a precisare che la normativa che entrerà in vigore dal 2024 non riguarderà solo l’Italia, ma tutta l’Europa.
Il passare dei mesi, dovrebbe solamente aiutare gli investitori ad avere le idee più chiare su aspetti che ad oggi non sono stati spiegati bene.