Con il termine utile del patrimonio, in economia aziendale, si indica la differenza tra ricavi e costi di una impresa. Nel momento in cui questa differenza è positiva allora si parla di profitto o avanzo o ancora surplus, nel caso contrario si parla, invece, di perdita o deficit o disavanzo.
Per capirci ancora meglio, a differenza di quello che ha a che fare con il patrimonio netto, l’utile di fatto rappresenta il risultato del periodo e non il totale delle risorse che vengono messe a disposizione. Ancora, il valore dell’utile è solo una piccola parte del patrimonio netto e nel caso in cui, questo fosse positivo, potrebbe poi andare per essere distribuito agli azionisti ma solo sotto forma di dividendo.
Ora entriamo nel dettaglio delle questione e cerchiamo di capire che cosa rappresenta questo concetto per le aziende: partiamo da un presupposto, sono loro che per potere rispettare i vari obblighi legali, periodicamente devono capire e rilevare l’utile e in genere questo si fa sempre nel periodo in cui si porta avanti una redazione del bilancio e per questo motivo l’utile viene definito di esercizio. Entrando ancora di più nel dettaglio: l’utile di esercizio è la differenza tra i ricavi e i costi ovviamente del periodo che viene preso in considerazione.
“L’utile rappresenta l’incremento del patrimonio dell’azienda prodotto tramite la gestione nel corso dell’esercizio” confermano gli esperti del settore che poi aggiungono: “Quando non ci si trova all’interno di un’azienda, ma di singoli affari, l’utile può essere determinato come differenza tra ricavi e spese al termine dell’operazione”.
Ovviamente ci sono sempre delle accortezza a cui prestare attenzione quando si entra in questo argomento: ad esempio l’utile è sempre soggetto a imposta. Se prendiamo come esempio le imprese individuali, in questo caso l’utile è sempre considerato reddito di impresa in riferimento al titolare e per questo motivo necessario da sottoporre ad una imposta sul reddito, discorso che in alcuni casi vale anche per i lavoratori dipendenti. Ancora, un meccanismo simile, per non dire uguale è quello che si applica quando si fa riferimento alle quote sociali e quindi alle persone che compongono una società e infatti una tassazione autonoma è prevista solo per le società soggette all’imposta di reddito che hanno come obbligo quello di pagare un’aliquota del 27,50%.
Ad ogni modo, a prescindere da come si metta la questione, una cosa è certa l’utile fiscale che poi altro non è che quello soggetto a delle imposte sarà diverso dall’utile civilistico, ovvero quello del bilancio. Per cui dal calcolo dell’utile lordo si potranno apportare delle variazioni positive o negative che si dovranno calcolare in sede fiscale, poi nel momento in cui si saranno individuate le imposte e verrà calcolato il reddito netto, in quel momento si potrà pensare al bilancio per potere ottenere l’utile netto.
La cosa importante da tenere a mente, in ogni caso, è che l’utile del patrimonio può anche essere usato per autofinanziare una azienda, proprio nel momento in cui lo stesso viene trattenuto nell’impresa o quando magari viene prelevato dall’imprenditore o diviso tra i soci.
“Per le società di capitali, la legge italiana e spesso gli statuti delle stesse società impongono di destinare obbligatoriamente una quota dell’utile, pari al 5% dell’utile stesso, ad autofinanziamento, tramite accantonamenti a riserve del patrimonio” spiegano gli esperti che si occupano di questo settore, sottolineando inoltre come: “Nelle imprese individuali e nelle società di persone la destinazione dell’utile è lasciata alla volontà dell’imprenditore e dei soci”.
Ovviamente è anche giusto sottolineare che alcune imprese danno delle quote azionarie ai dipendenti anche in una condizione di parità o ad un prezzo più incentivato e lo fanno perché di fatto permettere ai lavoratori di partecipare agli utili di una impresa, porta a:
- Allineare al meglio quelli che sono gli obiettivi di profitto, per esempio quelli relativi ad una azienda e allo stesso tempo cercare anche di premiare quella che è la produttività in un modo che gli esperti potrebbe paragonare ad una retribuzione variabile. Parliamoci chiaro, se una azienda aumenta gli utili anche i dipendenti ne potranno beneficiare.
- Partecipazione attiva dei dipendenti alla gestione dell’impresa, e non solo per quello che ha a che fare con le manifestazioni sindacali, ma anche nel diritto al volto durante l’Assemblea degli Azionisti.
Nel codice civile italiano ci sta una regola che prevede che i lavoratori di una determinata azienda possano essere retribuiti anche con la partecipazione agli utili netti dell’impresa stessa. Per cui, anche se i dipendenti, di fatto, non sono dei veri e proprio possessori delle quote di capitale, possono avere lo stesso dei benefici derivati dall’uso dell’utile del patrimonio.
Utile del patrimonio: come si calcola?
Adesso che abbiamo capito di che cosa effettivamente stiamo parlando, possiamo entrare ancora di più nel dettaglio della questione e addentrarci in quelli che sono i termini più tecnici. La cosa importate che si deve sempre tenere a mente è che patrimonio netto, utile e ricavi sono tutti dei dati su cui si basa la valutazione di un titolo azionario,
Concentrandosi sempre sul discorso legato all’utile del patrimonio, questo concetto non sta ad indicare altro che se non la differenza tra i ricavi e i costi che derivano dal conto economico di una determinata azienda. Viene usato anche per potere calcolare un altro indicatore, quello relativo al rapporto tra prezzo e utile. Nel caso in cui, questo rapporto risultasse essere basso si arriverebbe a pensare che gli utili della società sono sottovalutati dal mercato e che quindi il titolo preso in considerazione potrebbe non essere molto positivo per il futuro.
Un dettaglio non da poco considerando anche il fatto che in linea di massima non esiste mai un valore ottimale, tutto dipende sempre da un settore di riferimento. Qualsiasi investitore che decide di approcciarsi ad un mondo del genere deve sempre conoscere tutti questi particolari ancora prima di cominciare e specialmente prima di prendere una decisione rispetto ad un possibile investimento, cosi da riuscire a fare le valutazioni che servono e poi prendere le giuste decisioni.
Insomma con il termine utile del patrimonio ci riferiamo ai redditi che vengono generati da un patrimonio e che di fatto possono comprendere vari tipi di beni come: immobili, titoli finanziari, partecipazioni in aziende o ancora opere d’arte, tanto per citarne alcuni. E’ di fatto un termine molto apprezzato in ambito finanziario e questo perché, come accennato prima, i redditi sono spesso soggetti a tassazione.
Arrivati a questo punto e per avere ancora più chiaro il concetto di utile del patrimonio, dividiamo per categorie i vari tipi di redditi patrimoniali:
- Redditi da immobili come: gli affitti che arrivano dalla locazione di immobili
- Redditi da investimenti come: interessi che derivano da depositi bancari o obbligazioni e cosi via. Ancora dividendi che derivano da azioni e partecipazioni societarie.
- Redditi da attività artistiche per esempio: vendita di opere d’arte o gioielli o altri bene da collezione
- Redditi da diritti di proprietà intellettuale come: ricavi che derivano dall’uso di brevetti, diritti d’autore, marchi o cosi via.
Ovviamente, un dettaglio non da poco è quello relativo al fatto che l’utile del patrimonio è molto spesso anche soggetto a delle imposte che non sono sempre uguali anzi variano a secondo del tipo di reddito e delle regole fiscali che sono in vigore. Se prendiamo come esempio gli affitti che arrivano da immobili, in questo caso tutti sono sempre soggetti a delle imposte di reddito per quello che riguarda le persone fisiche o in alternativa alla cedolare secca.
Ma come si calcola un utile netto? Per poterlo fare basta avere a mente quella che gli esperti del settore definiscono una formula: utile netto è uguale a ricavi totali meno costi operativi più ammortamenti e accantonamenti e oneri finanziari e imposte. Ovviamente tra i costi operativi ci sono sempre:
- Costi di produzione, vendita e distribuzione
- Affitto e le spese per i vari locali
- Costo del personale
- Costo dei servizi
Ad ogni modo, anche se a primo impatto può sembrare qualcosa di davvero complicato, una cosa è certa, l’utile netto è fondamentale perché riesce ad essere un perfetto indicatore per andare incontro ad una migliore sostenibilità economica, specialmente per quello che concerne una determinata attività.
Per cui, gestire in modo efficiente e attento il patrimonio è importante non solo per rendere ottimale l’utile del patrimonio, ma anche per riuscire a rendere minimo l’impatto fiscale. Risultato? Tenendo conto di questo concetto sarà possibile riuscire a gestire quelle che sono le finanze personali o familiari, riuscendo anche a ottimizzare i rendimenti finali, senza avere perdite.
Concludiamo infine il nostro discorso entrando in quelli che sono i rischi che si corrono sempre quando si ha a che fare con la protezione patrimoniale. Ebbene, una cosa è certa, le cose che potrebbero andare male sono davvero tante:
- Responsabilità legale: ovvero quella legate ad azioni legali da parte di dipendenti o fornitori con le conseguenti richieste di risarcimento.
- Crisi finanziaria e quindi conseguente mancanza di liquidità, la stessa che porterà ad un accumulo di debiti cosi alti e gravi da portare ad un fallimento.
- Mutamenti nel mercato: eventuali cambiamenti che possono anche derivare dai gusti dei clienti o da una maggiore concorrenza. Cambiamenti che portano problemi all’azienda che non guadagnando ha difficoltà nel pagare i fornitori, gli stessi che potrebbero richiedere il pagamento utilizzando i beni dell’azienda.
- Calamità naturali: come incendi, alluvioni o terremoti che di fatto non fanno altro che causare dei danni, anche di grave entità agli impianti dell’azienda che si troverebbe costretta ad una interruzione del lavoro. Risultato: meno entrate, maggiore esposizione e attacco da parte di creditori.
- Crisi sanitarie: con eventuali chiusure o problemi simili si andrebbe incontro a dei problemi sull’accaparramento di materiali e quindi problemi sulle vendite, con conseguente disagi nel pagare i fornitori che ancora una volta andrebbero a rifarsi sul patrimonio dell’azienda.
- Cambiamenti tecnologici: e quindi una eventuale mancanza di tecnologia che porterebbe a rendere prodotti o servizi meno competitivi sul mercato.
- Eventi politici ed economici: magari una non tranquillità politica ed economica che di fatto andrebbe a cambiare il commercio e anche il rapporto con i mercati esteri.
Insomma, una cosa è assolutamente chiara, tutelare il patrimonio personale o di una azienda richiede impegno e anche una certa esperienza e una conoscenza del settore specifica, specialmente quando ci si trova davanti a dei rischi di non poco conto. Il consiglio è sempre quello di prestare attenzione a tutte le situazioni che possono cambiare da un momento all’altro, cosi da riuscire a proteggere quello che si è guadagnato.
Con la mancanza di una buona protezione, l’azienda potrebbe correre dei rischi enormi e con essa anche il lavoro di una vita potrebbe arrivare al punto di essere inevitabilmente compromesso. Per cui, non è il caso di aspettare che la minaccia si palesi, ma a monte evitare che possa anche solo minimamente intaccare il patrimonio aziendale.